mercoledì 13 gennaio 2010

Quando gli immigrati eravamo noi


"Amalia Dal Lago in Serafini mise tutto in una botte: le piccole cose più preziose e le camicie, le canottiere, le lenzuola della dote, le mutande, le braghette dei bambini, i vestitini delle bambine. Non aveva mai avuto una valigia....". Da un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. Non di oggi ma in un articolo apparso nel 2004.



Un particolare ringraziamento a Vicenza Popolare che ci ha aiutato nel ricordo di ciò che fummo.

1 commento:

  1. Gli italiani si sono evidentemente dimenticati di quando gli emigranti erano loro, di quando venivano loro trattati come bestie (alle porte dei bar in Belgio negli anni 50 vi era per esempio un cartello che vietava l'ingresso ai cani e agli italiani), di quando venivano loro negati i diritti, di quando il loro lavoro veniva sfruttato e retribuito con paghe da fame, di quando vivevano in tuguri perchè non si potevano permettere un alloggio decente, di quando dovevano stare zitti perchè altrimenti perdevano il lavoro, di quando ...
    I fatti di Rosarno (ancorchè chi scrive ritiene non possa in ogni modo giustificarsi la violenza da qualsiasi parte essa provenga) sono il frutto della esasperazione di persone trattate e considerate come bestie. Il ministro Maroni ha risposto invocando legalità e rigore: bene, ma cominci con il combattere, con la stessa efficacia con cui è intervenuto per porre fine ai disordini, l'andrangheta che è la sintesi della illegalità stessa, che sfrutta il lavoro di questi poveri cristi che non possono ribellarsi e che potrebbe essere stata l'agente provocatore della rivolta degli exstracomunitari di Rosarno, perchè non servivano più: quale miglior modo per liberarsene che provocare una bella rivolta così ci avrebbe pensato "lo Stato" a togliere di mezzo chi non serviva più?
    Siamo diventati un popolo razzista ? Io credo di sì, e finchè non prendiamo conscienza di questo e non agiamo per combattere questo fenomeno non potremo mai affrontare con efficacia la questione della immigrazione. Perchè se è vero che occorre fermezza nel combattere l'immigrazione clandestina è altresì vero che occorre la stessa fermezza nel perseguire gli atti di razzismo e chi li compie.
    Oggi la questione immigrazione viene vista e trattata come contrasto a ciò che giudichiamo diverso e che non vogliamo in caso nostra perchè ne abbiamo paura, o perchè qualcuno ci dice che ne dobbiamo avere paura: ma la paura è figlia della ignoranza (nel seno letterale ed etimologico del termine). Quando ccomprenderemo che la diversità dei popoli è invece una grande richezza allora sì che cesseremo di aver paura e potremmo dare le giuste risposte.
    Quanta strada dovremo ancora percorrere ? Quante Rosarno dobbiamo ancora vedere ?
    Donatella Roversi

    RispondiElimina