lunedì 26 aprile 2010

Cacciari il 25 Aprile a Vicenza

25042010.jpgHo pensato di celebrare il 25 Aprile a Vicenza dove il Sindaco Achille Variati aveva invitato per l'occasione Massimo Cacciari, e anche questa volta l'intelligenza e un pensiero limpido e forte non ha tradito. Non ho trovato miglior cronaca dell'accaduto che l'articolo del Giornale di Vicenza che ha fedelmente riassunto il discorso di Cacciari e che qui mi permetto di riportare.

«Servono poche, ma importanti riforme. La Repubblica è una, ma dovrà essere federale all'insegna della sussidiarietà. Una visione conservatrice della nostra Costituzione sarebbe falsa, quanto chi la vorrebbe affondare. Bisogna uscire dall'immobilismo che ci stringe da decenni». Avanti tutta. Con slancio, ma senza contorsioni. Con concetti chiari e forti. È iniziata tre minuti prima di mezzogiorno l'orazione ufficiale per il 65° anniversario del 25 aprile di Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia.

È cominciata senza acrobazie, ma con lunghi applausi dove i concetti sono sempre stati solidi. Dove orgoglio e competenza sono saliti in cattedra. Dove un'orazione è diventa un'avventura, una lezione civile per guardare avanti e per capire quali scogli superare, da quali secche uscire. In un mondo che cambia, l'Italia resta. E dà la sensazione, almeno a Vicenza, di essere ancora viva, di poter capire. E su questo il filosofo è stato molto chiaro.
«Basta con i fraintendimenti su questa festa. Ricorda una guerra. E una delle peggiori perché si è trattato di un conflitto civile. Ma la Resistenza non è stata solo un confronto armato. E stata molto di più. E'iniziata ben prima della fuga del re Vittorio Emanuele III da Brindisi. Subito dopo, nel gennaio del 1944, in Puglia si ritrovarono le forze migliori del Paese, non solo per combattere il fascismo e il nazi-fascismo, ma per progettare il futuro. Per confrontarsi su idee e su una visione politica che, dopo qualche anno, avrebbe portato alla scrittura della Costituzione, che doveva essere contemporaneamente il dettato per la ricostruzione prima morale e poi materiale dell'Italia. Questo intendeva Benedetto Croce. La Resistenza si è portata dietro un grande progetto: la ricostruzione anche se le grandi ricostruzioni politiche sono figlie di crisi e di tragedie. Noi, ora, possiamo evitare sia crisi che tragedie. E chi vuole cancellare il 25 aprile forse vuole eliminare proprio le idee, le riflessioni, la generazione di contenuti condivisi. La costituzione è stata il frutto migliore e più alto della Resistenza. Una carta costituzionale, aperta, progressiva, dinamica che ancora oggi reclama di essere attuata nei tanti articoli che la compongono e che la definiscono non come una possibilità, bensì come un dovere. Il compito dello Stato di garantire uguali possibilità , piena libertà e pari diritti per lo sviluppo sociale e per la dignità della persona».
La piazza è gremita, gli applausi interrompono più volte l'oratore. La gente si guarda, sembra capire, comprendere. Non si tratta del solito 25 aprile celebrativo. Ieri c'era qualcosa di più in piazza dei Signori.
La voglia di ascoltare, la volontà di ritrovare il coraggio necessario per dire basta. L'umore per rialzare la tesa e guardare alla politica con un occhio diverso.
«La Costituzione - ha continuato - fu figlia del dialogo, del confronto, del compromesso tra i partiti di allora. Quello che oggi manca è quella progressione fatta di dinamismo e apertura che è propria di grandi movimenti politici organizzati, cioè dei partiti... Non si fa resistenza da soli, bisogna essere in grado di capire, comprendere e interpretare le richieste che arrivano dal basso, dalla società e dal mondo dell'associazionismo. Invece, siano bloccati, fermi tra Scilla e Cariddi. Finiamola con i conflitti che fanno male e che impediscono le riforme. Non si produce cultura si sentono solo discorsi verbosi, prolissi».
Massimo Cacciari si è soffermato sul diritto allo studio, sull'aiuto che viene fornito ai disoccupati, sui diritti alle donne, sulla proprietà privata, per quanto imprescindibile «ha affettivamente conservato la sua funzione di aiuto sociale e collettivo?»
Domande e quesiti sollevati fino all'ultimo monito. «Siamo noi, tutti noi cittadini - ha concluso - i custodi della Costituzione. Chiamati in ogni momento a difenderne lo spirito vivo, progressista, dinamico e aperto».
L'ex sindaco di Venezia ha concluso il suo discorso alle 12.24, ha strappato consensi e alla fine un'ovazione con tre minuti di applausi. Da anni non si sentivano per il 25 aprile. Da anni di quella giornata restava solo il ricordo del passato. Cacciari l'ha trasformata in un richiamo al presente. Forte. Pregnante. Efficace.

Chiara Roverotto

(ci siamo permessi di ricopiare il testo dell'articolo per salvare sui nostri server la copia, spro che la citazione della fonte e il riportare il link al Giornale di Vicenza sia sufficiente riconoscimento alla giornalista Chiara Roverotto

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