martedì 22 dicembre 2009

Se non vieni all'asilo dalle suore non canti nel coro di Natale



I canti in chiesa solo a chi frequenta l'asilo privato gestito dalle suore. I genitori dei bambini esclusi, che frequentano la materna comunale, si sentono cattolici di serie B. La direttrice del coro è anche vicesindaco, leghista. "Chi va alla scuola comunale _ spiega Barbara Ruffoni _ fa una scelta ideologica". Ma l'esclusione sembra sia stata dettata dal fatto che l'asilo comunale è frequentato anche da bambini extracomunitari.
CERESARA. Non vogliono sentirsi cattolici di serie B, solo perché per i loro bambini hanno preferito l'asilo comunale a quello privato gestito dalle suore. Al coro che si esibirà in chiesa la sera del 23 dicembre potranno partecipare solo gli iscritti alla materna religiosa. L'esclusione è suonata come un ostracismo per molti genitori di Ceresara, che non mandano giù il fatto che i loro figli all'esibizione natalizia potranno assistere solo come spettatori.

Il no, che non si basa su una distinzione tra intonati e stonati, sta scuotendo la piccola comunità di Ceresara e non è questione di lana caprina perché qui, nel regno del sindaco del Carroccio Enzo Fozzato, la messa di Natale è il momento clou di tutto i credenti.

«Che non sono solo quelli che scelgono di andare a scuola dalle suore» insorge una mamma. L'esclusione, o come qualcuno più diplomatico preferisce definirlo, il mancato invito, suona tanto più strano perché la direttrice del coro parrocchiale, che ospiterà la canzone delle bimbe della materna religiosa Bettini-Morandi, Barbara Ruffoni, è anche vicesindaco.

«Nessuno ci ha informato - dicono - l'abbiamo saputo da un volantino dove si parla della partecipazione dei soli bambini dell'asilo privato ad un momento di abbraccio comune di solidarietà e amore verso il prossimo: alla faccia. Evidentemente però i bambini per qualcuno non sono tutti uguali».

Le spiegazioni stanno a zero, quindi, mentre lo sbotto di molti genitori, che ora devono spiegare ai bimbi perché gli altri cantano e loro no, è a mille. Anche perché, spiegano a chiare lettere per chi avesse ancora dei dubbi, «mandare i bambini ad una scuola pubblica per noi non significa certo non essere cattolici. I nostri bambini frequentano la parrocchia come gli altri». Precisa una mamma, che come le altre preferisce l'anonimato: «L'asilo comunale funziona bene, perché non dovremmo sceglierlo? Certo, non li fanno pregare tante volte al giorno come in quello delle suore, ma la religiosità non si misura da questo».

E, soprattutto, costa meno. Questione di un paio di decine di euro, ma di questi tempi fanno la differenza, «per noi e ancora di più per le famiglie straniere, che infatti mandano i loro figli all'asilo comunale».

E' questo il punto dolente, secondo i genitori: «All'asilo delle suore di stranieri non ce ne sono, mentre da noi più della metà dei bambini sono extracomunitari e, ovviamente, seguaci di altre religioni. Ma con i nostri bambini non hanno problemi, imparano il rispetto fin da piccoli. A loro importa poco che nome ognuno dà al suo Dio. Infatti sabato scorso hanno organizzato tutti insieme una fiaccolata per il paese».

(22 dicembre 2009) Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Mantova

Abbiamo scoperto che il diritto di cantare nel coro parrocchiale del comune di Ceresara è assegnato solo ai bambini che frequentano l’asilo parrocchiale: frequentazione che – sembra – attribuisca a questi bambini un certificato di cattolici doc, mentre gli altri bambini (quelli che frequentano le scuole comunali) sono dei paria. Questo è quello che pensano le mamme dei bambini esclusi della decisione, in questo senso, assunta dalla direttrice del coro, che è anche guarda caso vicesindaco leghista del comune in questione.

Se la decisione è il risultato del pensiero leghista della direttrice del coro, chi scrive, purtroppo, non si meraviglia: la discriminazione fa parte del codice genetico di questa forza politica e spero che le suore dell’asilo in questione e il parroco si siano dissociati da siffatta iniziativa.

Per fortuna che possiamo ancora contare sui bambini che stanno insieme per il gusto di starci, che cantano insieme per il piacere di farlo a prescindere dal nome che ognuno da al suo Dio.

Buon Natale a tutti , a chi crede in un Dio (cristiano, musulmano, buddista, induista, etc …) e anche a chi non crede in un Dio, perché il Natale è la festa di tutti, è la festa di chi ancora pensa e spera sia possibile portare a tutti (senza discriminazione di sesso, di religione e di razza) un messaggio di pace, di solidarietà e di condivisione, valori universali in cui tutte le persone per bene si identificano.

Donatella Roversi.

1 commento:

  1. Certo, è un episodio spiacevole, ma secondo me non va strumentalizzato e soprattutto non va ingigantito. Oggi c'è un nuovo articolo sul giornale (link alla fine) e c'è la versione del Parroco ... rispettabilissima.
    Non capisco a chi giova tutto questo e francamente mi sembra un caso "sovramontato".
    Franco

    http://www.repubblica.it/interstitial/interstitial1803314.html

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